“L’erba di Grace” – 2000

L’erba del vicino è sempre più verde e, a quanto pare, è anche più buona 🙂

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Il film narra la storia di una donna, Grace (visto il titolo, non è così strano,vero? 😀 ), la quale rimane improvvisamente vedova, scoprendo che il marito non era propriamente ciò che lei credeva e che, oltra a lasciarla sola,  le ha lasciato una casa ipotecata ed una valanga debiti. Con il supporto del proprio giardiniere, però, trova una via per uscire da tutti i suoi guai economici, sostituuendo le sue orchidee, gelosamente accudite nella sua serra, con una coltivazione di Maria.
Tanto di cappello a “L’erba di Grace” perchè, considerando che è uscito nelle sale nel 2000,  riesce a parlare con ironia e senza filtri di Marijuana, mentre ancor oggi, a ben 17 anni di distanza, risulta essere un argomento controverso.
Ve lo consiglio … se volete trascorrere 94 minuti leggeri, facendovi anche qualce risata.

La delusione di “The King maker”

La mia preparazione in ambito cinematografico è ridotta e, per questo, i miei amici cinefili si divertono a prendermi in giro. Ho quindi deciso di mettermi di buona lena a guardare film, per ridurre questa mia ignoranza. Credo però di non essere particolarmente brava nella scelta dei titoli perchè mi pare di guardarne uno più brutto dell’altro … in questa specifica circostanza  vi parlo di “The King maker” (regia di Lek Kitaparaporn).

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Ritengo la recitazione di tutti gli attori alquanto deludente: giusto per intenderci, guardandolo mi sono tornate alla mente le telenovelas sudamericane, stile “Celeste”, che guardavo nelle estati della mia infanzia,  quando mia nonna badava a me e che non erano certo un esempio di buona recitazione. I costumi, lo ammetto, mi hanno colpito positivamente, ma per tutto il resto non vi è alcun buon motivo per vedere il film … la storia non è sicurmante attinenete alla realtà, diversi aspetti vengono veramente tralasciati come scontati ma che invece andrebbero approfonditi, i combattimenti, inseriti con coreografie per allettare il pubblico maschile, sono anch’essi deludenti.
A quanto pare non sono l’unica a pesarla così: vedi recensione di Maciknight
… quindi, se fossi in voi, impiegherei il tempo in altro modo e non guardando “The King maker”.

“Saturno contro” Ferzan Ozpetek: tradimenti, cambiamenti, separazione…in amicizia ed amore

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É difficile crescere e maturare, adattandosi  al mutare delle relazioni pur rimanendo talvolta ancorati a certezze che non sono piú tali, quando siamo proprio noi la prima causa.
Intenso,  a tratti triste e malinconico, il film di Ozpetek presenta uno  stralcio di  realtà che può coinvolgere ognuno di noi. La malinconia, la tristezza e la rabbia possono entrare a far parte del nostro quotidiano, spesso a nostra insaputa.                                          Ci troviamo quindi nella situazione di dover accettare e poi allontanare questa parte oscura della mente sapendo che affrontare questa prova  è un percorso obbligato per mantenere o raggiungere la nostra serenità. Non siamo noi a scegliere, questi mutamenti si presentano e si impongono fronteggiandoci a viso aperto, a noi spetta il compito di non arrenderci e  muoverci in modo tale da utilizzare questi impulsi alla ricerca di una  nuova stabilità.

“Il cliente”: Il passato, il futuro e la voglia di giustizia

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Mi sono recata all’Esedra spinta dal desiderio di conoscere questo piccolo cinema di quartiere che ,incredibilmente, sopravvive alla concorrenza spietata delle multisale. La programmazione è, ovviamente, quantitativamente povera ma, comunque, riescono a proiettare nella stessa giornata pellicole diverse. Scelgo “Il cliente”, cercandolo però internet perché, per assonanza, penso all’adattamento cinematografico dell’opera letteraria di John Grisham e mi pare strano perché quel film è di una trentina di anni fa. E’ una piccola sala ,vero, pero’ mi sembrerebbe una scelta decisamente retrò … Infatti, sono due film differenti. Questo è del 2016 ed è uscito nelle sale Statunitensi solamente a metà Gennaio 2017. Vincitore di un discreto bottino di premi. Leggo la trama ma non le recensioni, alle quali mi affido esclusivamente se la storia non mi convince, non è questo il caso.
Al termine della proiezione, esco dalla sala riflettendo sul messaggio del regista Asghar Farhadi, sintetizzando: “Non solo da porgi l’altra guancia, ma anche occhio per occhio”. Non riesco proprio a cogliere le motivazioni che hanno provocato il mutamento nelle reazioni di Rana,vittima di una brutale aggressione nella propria abitazione per mano di un cliente della prostituta che occupava l’appartamento in cui lei ed il marito si sono trasferiti. Inizialmente incarna tutte le caratteristiche della vittima inconsapevole, chiusa nel suo dolore e nelle sue paure; successivamente si proietta verso il futuro, con un atteggiamento di negazione e rimozione dell’aggressione subita. Non intende denunciare l’accaduto alle autorità, né subito né in un secondo momento, nessun desiderio di ottenere giustizia. Di diverso avviso e’ il marito e coprotagonista Emad che, solo nella seconda parte del film però, matura e attua propositi di vendetta.
Giunta a casa, cerco e leggo le recensioni, per cercare di capire e credo di cogliere la chiave di lettura della storia , cioe’ l’incapacità dell’essere umano, nella società contemporanea, di staccarsi dal passato per proiettarsi verso il futuro. Mi domando poi, coinvolta dall’umiliazione subita da Rana, come si possa progettare un futuro serenamente avendo la consapevolezza che l’aggressione subita rimarra’ legalmente impunita, impedendo ad Emad di assumere il ruolo di giustiziere dell’ultimo minuto. Possiamo tentare una similitudine con la legge della fisica ” Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”.
Se la libertà e l’incolumità soggettive vengono messe in discussione, non ci si può aspettare che la vittima, nel normale desiderio di voltar pagina e lasciarsi tutto alle spalle, permetta al suo carnefice di rimanere impunito e magari perpetrare nel comportamento delittuoso, continuando a fare vittime innocenti.
Mi capita di rifletterci spesso e di intavolare discussioni a tal proposito.
Insomma,“Il cliente” di Asghar Farhadi ha con me raggiunto lo scopo, forse primario, di una buona opera cinematografica: “far riflettere lo spettatore”.

Scontro tra Titani – Film 2010

Fra gli studi teatrali e la preparazione che ho dovuto sostenere per fare da guida a Sala Gonin di Porta Nuova per le Giornate Fai di Primavera, la mitologia è entrata a piè pari nella mia vita.

Per cui sono approdata anche a “Scontro tra Titani”, il remake del 2010.

La storia di fondo dovrebbe essere il mito di Perseo, che riassunto è schematizzato al massimo (se desiderate la trama dettagliata del mito, senza dovervelo leggere tutto, vi consiglio www.treccani.it):

Zeus (Giove per i romani) si innamora di Danae, dalla quale ebbe un figlio: Perseo, appunto.
Purtroppo però ad Acrisio, padre di Danae e re di Argo, venne predetto da un oracolo che sarebbe stato ucciso dal nipote. Alla nascita del quale, madre e neonato vennero rinchiuse in una cassa e gettati in mare. Approdarono nell’Isola di Serifo, dove vennero accolti dal pescatore Ditti, fratello del re Polidette.
Anche Polidette si innamora di Danae e, per allontanare Perseo divenuto ragazzo, gli ordina di riportargli la testa di Medusa, una delle Gorgoni, dallo sguardo che pietrifica. Il giovane accetta la prova e, sotto la guida di Atena (Minerva nella mitologia romana), affronta diverse sfide ( le Graie, mitiche sorelle delle Gorgoni, le Ninfe e le Gorgoni) fino ad arrivare a Medusa. Grazie allo scudo donatogli da Atena, può guardare il riflesso di Medusa senza rimanere pietrificato e tagliarle pertanto la testa. Dal sangue di Medusa nasce Pegaso, un cavallo alato che aiuta Perseo a sfuggire.
In viaggio a cavallo di Pegaso, vede da lontano una bellissima ragazza incatenata a una roccia e un terribile mostro marino in procinto di divorarla. Avventatosi contro la spaventosa creatura, Perseo riesce a sconfiggerlo e a liberare la ragazza che gli rivela di essere Andromeda, principessa figlia di Cefeo e di Cassiopea. A causa della vanità di Cassiopea, che si era vantata di essere più bella delle divinità marine Nereidi, Poseidone (il romano Nettuno) aveva inviato come punizione il suddetto mostro che poteva essere placato solamente col sacrificio della figlia della regina
Perseo ed Andromeda si sposano.
Dopo varie peripezie, i due sposi approdano nella terra natale di Perseo, dove il semidio, durante il pentathlon, uccide con il disco proprio il nonno Acrisio, seduto tra gli spettatori.
E la profezia dell’oracolo di compie.

Va bene tutelare la licenza cinematografica del “liberamente tratto” , ma qui si cade nel grottesco.

Le differenze tra mito e film sono tante ed abissali: nel film rimane la traccia di base per cui Perseo è

il figlio semidio di Zeus e Danae, con la quale viene rinchiuso in una cassa, ma per mano del marito tradito di Danae, la quale muore.

E’ rimasta invariata la prova di tagliare la testa a Medusa, ma nel mezzo tante nuove avvenute nelle quali è accompagnato da un gruppo di soldati e dalla gnocca Io, la sua “protettrice”, la quale ricopre il ruolo che nel mito era di Venere.

Non si sposa con Andromeda, ma ha un’attrazione per Io (personaggio di pura invenzione), la quale muore ma viene riportata in vita sul finale in un atto di “magnanimità” da Zeus .

E’ ovvio che pensandolo come un film mitologico le mie aspettative sono state disattese.

Come film fantastico, invece, andava benissimo.

Liam Neeson interpreta il ruolo di Zeus. Ma nella mia mente, ogni volta che lo vedo, riaffiora una sua immagine, in bianco e nero, con il cappello ed il cappotto, seguita da quella di una bambina che indossa un cappottino rosso.

Vederlo nel ruolo di Zeus non mi sembra molto credibile e mi fa strano fin da subito perché per me è e rimane Oskar Schindler. Mi spiace per lui, non è colpa sua se al liceo ho visto “Schindler’s list” .

In questo momento non mi vengono in mente altri attori con cui mi succede la stessa cosa, non so come mai.

C’è chi non disprezza gli stereotipi, ma questo miscuglio di azione per far contenti i maschi ed un micro inciucio per far contente le femmine a me proprio non piace. E’ un ibrido, ne carne ne pesce, che per cercare di far contenti tutti, a mio avviso, non soddisfa veramente alcuno.
Film senza infamia e senza lode, ma non lo consiglio.

Magari provo a guardarmi l’originale, girato nel 1981…chissà…