“Il cliente”: Il passato, il futuro e la voglia di giustizia

Il cliente_Locandina

Mi sono recata all’Esedra spinta dal desiderio di conoscere questo piccolo cinema di quartiere che ,incredibilmente, sopravvive alla concorrenza spietata delle multisale. La programmazione è, ovviamente, quantitativamente povera ma, comunque, riescono a proiettare nella stessa giornata pellicole diverse. Scelgo “Il cliente”, cercandolo però internet perché, per assonanza, penso all’adattamento cinematografico dell’opera letteraria di John Grisham e mi pare strano perché quel film è di una trentina di anni fa. E’ una piccola sala ,vero, pero’ mi sembrerebbe una scelta decisamente retrò … Infatti, sono due film differenti. Questo è del 2016 ed è uscito nelle sale Statunitensi solamente a metà Gennaio 2017. Vincitore di un discreto bottino di premi. Leggo la trama ma non le recensioni, alle quali mi affido esclusivamente se la storia non mi convince, non è questo il caso.
Al termine della proiezione, esco dalla sala riflettendo sul messaggio del regista Asghar Farhadi, sintetizzando: “Non solo da porgi l’altra guancia, ma anche occhio per occhio”. Non riesco proprio a cogliere le motivazioni che hanno provocato il mutamento nelle reazioni di Rana,vittima di una brutale aggressione nella propria abitazione per mano di un cliente della prostituta che occupava l’appartamento in cui lei ed il marito si sono trasferiti. Inizialmente incarna tutte le caratteristiche della vittima inconsapevole, chiusa nel suo dolore e nelle sue paure; successivamente si proietta verso il futuro, con un atteggiamento di negazione e rimozione dell’aggressione subita. Non intende denunciare l’accaduto alle autorità, né subito né in un secondo momento, nessun desiderio di ottenere giustizia. Di diverso avviso e’ il marito e coprotagonista Emad che, solo nella seconda parte del film però, matura e attua propositi di vendetta.
Giunta a casa, cerco e leggo le recensioni, per cercare di capire e credo di cogliere la chiave di lettura della storia , cioe’ l’incapacità dell’essere umano, nella società contemporanea, di staccarsi dal passato per proiettarsi verso il futuro. Mi domando poi, coinvolta dall’umiliazione subita da Rana, come si possa progettare un futuro serenamente avendo la consapevolezza che l’aggressione subita rimarra’ legalmente impunita, impedendo ad Emad di assumere il ruolo di giustiziere dell’ultimo minuto. Possiamo tentare una similitudine con la legge della fisica ” Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”.
Se la libertà e l’incolumità soggettive vengono messe in discussione, non ci si può aspettare che la vittima, nel normale desiderio di voltar pagina e lasciarsi tutto alle spalle, permetta al suo carnefice di rimanere impunito e magari perpetrare nel comportamento delittuoso, continuando a fare vittime innocenti.
Mi capita di rifletterci spesso e di intavolare discussioni a tal proposito.
Insomma,“Il cliente” di Asghar Farhadi ha con me raggiunto lo scopo, forse primario, di una buona opera cinematografica: “far riflettere lo spettatore”.